Ci sono, ci sono… avevo promesso un pezzo sul Festivaletteratura 2013 ed eccolo. Come ho già scritto, questo è stato il Festival del cuore e delle emozioni e per non essere troppo di parte volevo calmare quell’entusiasmo che per i giorni successivi mi sono portato dentro. Non so in effetti da dove iniziare e allora, vai, dal primo giorno e da quello strano senso di ansia, sopito da 20 gocce di alprazolam, con il quale sono partito dall’ufficio. Era il 04.09, alle 14:30.
Trovo subito parcheggio e chi vedo al cafè Mirò? Giuseppe Antonelli con la moglie e quella bimba che l’ha fatto diventare il moderatore più premuroso di tre anni fa, quando finendo un incontro in Santa Maria della Vittoria, doveva partire subito perché era appena nata la sua bimba e portava il braccialettino che lei aveva.
L’ho salutato, l’ho incontrato anche l’anno scorso all’evento di Gramellini, ma quest’anno era con moglie e quella bimba.
Mi ha salutato, chiesto come facevo a ricordarmi e mi ha presentato pure moglie e la bimba.
Nella via successiva Mario De Santis e poi, direzione Piazza Sordello, Michele Bonagrazia, un uomo di Treviso che tutti gli anni viene al Festival insieme ad una tribù di donne, tutti incontratisi anno dopo anno nelle passate edizioni. Quindi, oramai, un segnale che “ci siamo, siamo al Festival”.
Poco prima però, in piazza, incrocio uno sguardo. Mi sembra Paolo Piccirillo (che ho visto solo in qualche foto su facebook), ma è diverso (ha la barba) e mi lancio… “Paolo?”, lui si volta e dopo un nanosecondo “Gianni?”. Ci siamo abbracciati, salutati, finalmente conosciuti visto che “La terra del Sacerdote” è stato uno dei libri dell’anno, un libro che davvero non riesci a smettere di leggere… Poi lui doveva andare ad un evento, presentarlo, io avevo Saviano e così l’appuntamento alla sera, da Scritture Giovani.
Sorpresa nel non trovare coda (per forza, perquisivano tutti ;-)) e poi l’evento atteso quanto non annunciato. Lui è sempre bravo, carismatico, riesce ad incuriosire citando nomi, autori, fatti… ed il suo è sempre più di un evento.
Il resto della giornata è stato piacevolissimo, come se la tensione mia se ne fosse andata quando sono uscito da Piazza Castello.
Ho cercato una delle installazioni più belle di questa edizione: The reading circle. Ho conosciuto Marco Petrella, abbiamo parlato seduti, uno di fronte all’altro e per il resto dei giorni, li, in Piazza Alberti o in giro per Mantova, ci siamo visti spesso e sempre salutati.
Poi una pizza, rilassante, piacevole con Ronny e via, di corsa, alle Scritture Giovani per incontrare Paolo Piccirillo, lì con Flavio Soriga.
Sono tornato alla macchina alle 22:30 ed ero “a posto”.
Il giorno successivo mi sono “contenuto” con un solo evento, quello più “assurdo” perché l’autore (e quindi l’evento) si è tenuto in coreano. Bello era vedere le persone annuire a quanto diceva Kim Young-Ha prima ancora che il traduttore dicesse quanto era appena detto in un insieme di suoni e consonanti apparentemente non collegati. E’ stato un evento sorpresa e che ha scatenato un sacco di curiosità: la voglia di conoscere qualcuno di così lontano dal tuo mondo l’ha reso ancora più intenso.
Dal venerdì alla domenica però, sapevo che sarebbe stato un vero e proprio tour de force. Anche emotivo.
Si perché dopo 6 anni avrei rivisto Marco Mancassola, dopo l’esordio a Scritture Giovani e altre occasioni. In più con lui ci sarebbe stato Mohsin Hamid e poi ancora… Diego De Silva che mi ha folgorato con “Mancarsi” e ancora un saluto con Paolo Piccirillo… Il Festival stava diventando personale, di famiglia 🙂
Dopo l’evento con Marco, sono stato a bere con un amico e da lì, chi passa dopo essere fuggito quasi dalla casa del Mantegna sollecitato dalla tipa della casa editrice? Marco, di nuovo e ci siamo goduti una siesta fatta di ricordi e di questi anni passati.
Dopo gli abbracci e i saluti, resto colpito da una voce che proviene più o meno dalla rotonda di San Lorenzo. E’ un artista di strada e in genere le mie soste sono sempre limitate a qualche minuto. Questa volta no. “Soltanto”, il nome del cantante, mi ha catturato con “Alleluja”, commosso con “The scientist” (in quel momento tutto il resto delle persone e della città è sparito, ero in un limbo, ricordavo una scena di una web serie in cui il pezzo viene fatto ascoltare in un momento importante e in più è stato per anni il mio pezzo per quel “nobody say that it is easy”), mi ha fatto piacere pure James Blunt… insomma, 20 minuti in cui ho perfino cantato “rimmel”… Grande!
E di nuovo via, l’ennesimo salto nella tenda Sordello libreria e pronto per altra strada a piedi, per tornare a San Sebastiano per Diego De Silva con Dan Lungu e Simonetta Bitasi. E lì… ho fatto la mia prima domanda in pubblico in 15 anni che seguo il festival… In nome di tutte quelle che avrei voluto fare e che non ho mai osato fare.
Il ritorno in centro è stato insieme a Paolo, parlando con calma del suo libro, di come mi abbia rapito per tanti aspetti e di come non riesca a credere che sia così giovane :-). E vederci e salutarci con un abbraccio, beh, mi ha fatto stare bene.
Ancora Marco, in Tracce e poi a casa, per questa giornata pienaaaaa 🙂
Ma venerdì… quello che non è successo venerdì…
Arrivo a Mantova per due eventi ai quali tenevo molto: Fabio Geda e Cyril Pedrosa e poi Paolo Cognetti con Zerocalcare. In pratica sono stato nell’aula magna dell’università dalle 17 alle 24:00 🙂
Parcheggio l’auto indeciso su come impiegare 15/20 minuti prima dell’evento con Fabio come moderatore e chi incontro nella via? Fabio. Questa è una amicizia nata dal Festival. Andato per curiosità all’evento di ormai 4 anni fa, ho rivisto in quell’occasione Fabio. Abbiamo parlato mentre lo accompagnavo alla Nautilus e ci siamo fermati a parlare. Fin da subito mi ha colpito il suo essere solare, parlare guardandoti, chiedendo insomma, davvero piacevole parlare. L’ho rivisto ad un’altra edizione del Festival (con Paco Roca) e poi a Mn in visita privata. E abbiamo costruito una amicizia. Ci siamo visti, abbracciati… per poi rivederci all’evento e darci appuntamento per i saluti finali all’indomani.
Ho visto due fra gli incontri più belli. Il primo per come Fabio ha fatto conoscere un disegnatore forse di nicchia o per lo meno non così famoso come gli altri.
Il secondo, beh… Tutti e due gli autori mi hanno totalmente preso. Zerocalcare per un verso (agitazione a mille, un tentativo di restare per un poco “serio” anche se alla fine si è sciolto e il momento delle firme/disegni/capolavori è stato un momento di ilarità, battute, discorsi con quelli della sua casa editrice e i contatti con il suo pubblica, trasversale, mi pare che si dica.
Paolo Cognetti con il suo modo timido, riservato, pesando le parole giusto come le scolpisse con uno scalpello nella pietra. Sempre esauriente, calmo, sereno (ma solo esternamente, credo).
Ho archiviato il penultimo giorno, e mi sentivo sempre più felice.
Sai quando torni a casa e ti senti a posto? Già venerdì sono rientrato dopo una sosta in un pub, pizza, birra, un negroni e a casa con giù i finestrini con i Daft Punk al chiodo ed io sereno…
Ed ecco la domenica, giorno di commozione, soddisfazioni, incontri e saluti.
Il momento più toccante è stato conoscere Francesco Abate. Ne abbiamo parlato molto io e Ronny, io non riuscivo a trovare un evento suo libero dai miei se non questo al mattino che per altro è capitato… per caso quasi. Infatti per la domenica avevo solo un evento, Makkox. Evento poi saltato al quale avevo aggiunto Lella Costa con Andres Neuman (che non conoscevo). Saltato Makkox mi restava Lella e così ho trovato l’evento al mattino… perfetto.
Ho incontrato Francesco, ci siamo parlati prima e dopo, e ad un certo punto mi ha perfino detto “fatti abbracciare almeno!” e io ero come se mi avesse trasmesso parte della sua serenità.
In piazza Erbe, con Soltanto mi sono sentito di nuovo in quel limbo che solo la musica, se cantata con così tanta passione, sa dare. Stavolta c’era “Fix you” sempre dei Coldplay e altre canzoni ed io… beh, solo io e lui… anche se in effetti eravamo in mezzo alla folla del mezzogiorno, nella piazza centrale… gente seduta per terra, bimbi, genitori, gente in bici e no, eravamo solo io e Matteo e la sua dolce compagna. Magico!
Così mi sono ritrovato alle 12:30 a salutare Paolo Piccirillo, prima della sua partenza per Bologna, Roma, Napoli, poi alle 13 i saluti con Fabio (e li mi sono trovato in mezzo a Fabio, Paolo Giordano, Cristiano Cavina, una scrittrice che vive in Giappone ed io che mi sentivo come l’alieno di Moby) e poi in coda per Lella per quello che è stato un evento tanto commovente quanto allegro. Commovente per l’argomento trattato e per come Lella ha letto ed interpretato quei brani, in un silenzio irreale e palpabile. Allegro perché Andres è stato incredibile nelle firme. Chiedeva qualcosa ad ognuno ed in base a quello parlava con il lettore e scriveva non una semplice dedica…
Sono uscito da li cotto e felice, pronto per un momento mio di relax, nello stesso bar di Via Roma, quello che ha visto me e Marco Mancassola parlare e li mi è passato davanti tutto il mio festival delle meraviglie!!
A distanza di quasi un mese, ho intatto le sensazioni, la gioia, la serenità di quei giorni e che avevo (ed ho ancora) dentro.
Oggi su Rolling Stones (da dove parti la conoscenza di Paolo Piccirillo per una recensione), dove per altro scrive Marco Mancassola, c’è un servizio su Zerocalcare! E’ come se la famiglia si allargasse…