E’ da un po’ che le pagine di Civico53 non aumentano di numero. Eh si che di cose ne sono accadute e nonostante questo mio abbia un carattere totalmente personale, eccomi qua. Mi sa che alla fine, un po’ di pagine avranno incrementato il numero delle stesse 😉
Tema: Il primo quadrimestre (visto che siamo pure in periodo di colloqui)
Svolgimento:
Ehm, da dove parto? Non lo so. Come sempre del resto. Non di certo dell’arrivo della primavera o dei progetti estivi, per questi c’è tempo. Guardo all’indietro, invece, per vedere il bene ed il male di questi primi 4 mesi (quattro!), del 2013.
Gennaio è stato sfolgorante. Ho vissuto ogni giornata con la gioia nel cuore ed un unico pensiero: uscire dal lavoro per andare al canile dove Piero, scontroso, irascibile, agitato, malinconico, mi aspettava. Dopo il colpo di fulmine iniziale beh, arrivare, vedere che in qualche modo riconosceva me o la macchina o il mio passo oppure l’odore e nello stesso tempo vederlo, il suo alzarsi sulle due zampe posteriori, agitarsi, muovere la coda a tutta velocità e saltare, entrare ed uscire dalla sua cuccia, la 34, aspettarmi per poi accogliermi, ma soprattutto per darmi tutto quello di cui avevo (ed ho, come una continua conferma) bisogno: sentirmi importante per qualcuno. E stare bene, ricevere una carica positiva tale che ha fatto “volare” quel mese.
Ricordo il 09.02, quando Piero è entrato nella mia casa e tutto era pronto ad accoglierlo… Non ero pronto ai suoi scatti, al ringhio, alle sue orecchie basse e per come si spaventa per ogni cosa. Ricordo il calore e il suo sguardo alla nostra prima visita dal veterinario, le due punture e io che l’avevo stretto a me, lui che mi guardava, impaurito ma fiducioso perché c’ero. E poi la seconda volta, quando è stato sedato (un colpo al cuore vederlo addormentarsi, sbandare, perdere conoscenza, vomitare). Ora a casa, beh, anche se so che non mi dovrei comportare così, ogni volta che entro resto colpito e riscaldato dalle sue coccole, dalle sue feste, dai salti e poi quel suo salire sul divano, precipitarsi e mettersi di schiena perché, lo sa, quella è l’ora del gioco. Ora è uno della famiglia. Con la sua bocca storta, dente un po’ spuntato, zampetta storta (tutta la parte destra, come un triste ricordo di un incidente o di
botte prese). Ha portato la gioia in casa, i miei parlano di più, anche fra di loro e pure con quel cane che dà loro affetto e coccole e che loro non disdegnano.
La vita sociale è stata invece caratterizzata dalla prosecuzione de “Il Gallo Lettore”. Dopo l’esperienza di novembre (come dimenticare la mia prima presentazione?), il 2013 ha visto una presentazione di fumetti con i boys della Renbooks (da li poi, l’incontro al Mantova Comics Festival ed una pizzata molto divertente) e poi quella con Sebastiano Mauri, una persona incredibile quanto il suo Martino Sepe, per “Goditi il problema”. Ora ci sono altre cose in ballo, dalla ricerca di nuovi nomi per la seconda edizione de “Il Gallo Lettore” fino alla partecipazione (come spettatore) a “Quasi Niente” la rassegna di cinema glbt che torna nella sua sede migliore, “il cinema Oberdan o del carbone” di Mantova, da dove 7 anni fa, mi pare, è partito tutto. Poi qualche autore nuovo da leggere e progetti…
Nella vita sociale metto pure un ritorno al cinema (mentre la musica rimane un discorso a parte: da quasi un anno prendo cd e non li ascolto. So che fra poco me ne servirà uno bravo, di psyco). Ritorno perché forse ero arrivato alla saturazione. Nessun interesse nelle uscite; vedere o non vedere un film era uguale, andarci era come “timbrare un cartellino”. Ora no, mi sembra di essere sulla via della guarigione, forse merito di alcuni film o non so… ma la lista dei film che sto aspettando si allunga sempre di più, per cui…
E metto anche la visita di un amico che è arrivato fin da Leiden (vicino Amsterdam), esperienza per me insolita e piacevole, nonostante da li sia partito o meglio, si sia manifestato un mio problema: la difficoltà di viaggiare, specie se vado su strada che non conosco, da solo intendo. La paura di quel “restare a piedi con la macchina” o anche di volare (che ultimamente si fa sentire) blocca in parte alcune cose che mi piacerebbe fare, come andare a trovare Bruce, nella sua città o anche altri amici soltanto che, per raggiungere la loro destinazione è necessario un volo ed una “familiarità” che non ho più da anni, con viaggi e vacanze, essendo ormai più che abitudinario L. O forse più semplicemente, anziano.
Come dimenticare infatti che c’è stato il mio compleanno? O meglio, impossibile farlo passare inosservato. Non per megalomania ma per un traguardo (mi piacerebbe vederlo però come un nuovo punto di partenza): 50 anni!! Già, il compleanno. Bello, perché ho realizzato quello che da anni mi ballava in testa: invitare persone. Senza distinzione di “sesso, razza, religione” e anche, lavoro e fuori lavoro… Se tutti avessero detto sì (in effetti un po’ megalomane lo sono stato, dato che ho invitato molta gente di Roma, ma anche di gente più distante come località ma che avevo piacere fossero lì, nonostante dietro non ci fosse quel legame solido che ho come con altri, ma… cosa vale? La durata del legame, da quanto si è amici o l’intensità dell’amicizia? Dei momenti? Allora anche chi è fresco di conoscenza diventa parte del gruppo!) sarebbero sorti problemi logicistici ma non è stato così. C’è chi è venuto dal Lazio e dalla Emilia, dalla Romagna e da altre zone della Lombardia. Ma c’erano! Il numero (quel numero, quel “50”) è passato in secondo piano. Ora no. Ora è ogni giorno, ahimè, inesorabilmente presente!
Subito dopo credo di averne pagato lo scotto a Roma. Forse per la prima volta c’ho messo più tempo ad ingranare, anzi, se fosse stato per me, il giorno dopo l’arrivo me sarei tornato a casa. Mi sono ritrovato, alle 14, a letto, dopo aver già visitato la solita galleria d’arte e scoperto un quartiere carino (Torpignattara).
Sono rimasto solamente perché per la sera, mi avevano regalato il biglietto per vedere “Priscilla”, al Brancaccio.
Poi la città ha preso i miei ritmi, o meglio, io, i suoi e dopo le visite che “fanno” Roma (qualche mostra al Palazzo delle Esposizioni, il pranzo al Trinity, le cene alla Forchetta d’Oro) e gli incontri che fanno bene al cuore (Antonio, Graziano, Luca (e Gustav) e Gigi). In più, due fatti inaspettati e che hanno riportato Roma ai vertici delle città ideali.
Nel mezzo, durante questi mesi, fatti di film visti e altri no, musica non ascoltata, libri non letti, ha fatto la sua comparsa, anzi, è tornato “il
divano” ed in genere questo non è un buon segnale. Divano inteso come luogo sul quale mi addormento a qualsiasi ora, sul quale faccio mentalmente l’elenco delle cose che dovrei fare e che poi rimando al giorno dopo per rimandarlo a quello dopo ancora e le cose intanto restano lì o peggio, se si tratta di giornali da sfogliare, si accumula la mole di questo “lavoro”. Divano inteso come luogo in cui mi sento pericolosamente cullato nel mio quotidiano, che spesso mi rincuora ma altrettanto spesso mi fa sentire giù come non mai, fallito o senza interessi. Vorrei che provocasse scossoni. Un po’ il vorrei, non posso, farei, non faccio. Lascio tutto sospeso.
Ci sono cose, accadute a maggio, che entreranno in quello che sarà il mio prossimo tema nel quale, so già, ci saranno le vacanze a Senigallia, magari
una nuova trasferta romana, progetti per il rientro dalle vacanze o chissà cosa, magari una tramvata con effetti da “rinascita” o da rivoluzione dell’ordine delle mie cose.
Mi auguro anche di riuscire a battere il “divano” e poi di… dimagrire di qualche kg, non molti in effetti ma arrivare a 74,00kg con l’illusione di essere in forma o per lo meno non un “blob”, nonostante questa lotta sia, come molte altre, decisa un giorno, non mantenuta la sera, decisa di nuovo il giorno dopo e così via. Ci sono le tentazioni degli aperitivi o quelle uscite del fine settimana. Il fatto è che alla sera, nonostante i “no, oggi no, oggi no” del mattino, non mi sento a posto se non bevo un bicchiere di vino o se non mangio un pezzetto di pane… per far partire, subito dopo i sensi di colpa e il disprezzo per la mia pancia, l’unico posto dove vanno a finire i kg! L. In teoria queste “gratificazioni” diventano incubi con tanto di sensi di colpa.
Posso solo dire che un’ondata di ricordi mi ha assalito mentre sistemavo la mia stanza: biglietti, lettere, foto, cose che mi hanno fatto capire quanto stessi bene allora e quanto, ora, non ci sto. Mi auguro di coltivare gli amici che ho, sperare che ne arrivino altri, consolidare i rapporti che sono nati quasi per scherzo e che invece sono ancora vivi e, soprattutto, come ho sentito in un film, domenica “Prima di conservare i ricordi, bisogna viverli…”
Alla prossima…
giannolo 🙂