Iniziamo con questa intervista un viaggio nel mondo dell’imprenditoria GLBT. La prima tappa è a Viadana, in provincia di Mantova, dove Emiliana ha creato Rainbowfactory, azienda specializzata nella vendita di gadget e accessori rivolti a un pubblico GLBT.
– Ciao Emy, raccontaci qualcosa di te e della tua attività
Mi chiamo Emiliana, ho quarant’anni e vivo a Viadana (MN) con la mia compagna Lorenza e nostro figlio Rocco di 15mesi. Da oltre dieci anni faccio parte del Comitato Provinciale Arcigay La Rocca di Cremona e a lungo ho partecipato alle attività dell’Arcigay nazionale e di Famiglie Arcobaleno.
La rainbowfactory.it è una attività che commercializza gadget ed accessori rainbow e/o con un messaggio positivo rispetto alla condizione e alla comunità LGBT
Mi piace definirla come una “proud promoter”, nel senso che credo molto nell’importanza di estendere le nostre battaglie ed i nostri slogan al quotidiano – perché no? – anche attraverso una t-shirt, una spilla, un adesivo sulla macchina o una rainbow flag sulla porta di casa.
– Com’è nata l’idea di rainbow factory?
La rainbowfactory.it è il risultato di un sogno coltivato nel corso degli ultimi 10 anni, maturato dall’esperienza degli ultimi 20 e dalla voglia di crescere, ma soprattutto la sfida di espormi ad un rischio, pur di raggiungere il successo e realizzare il mio progetto!
Da sempre convinta dell’importanza di una identità e visibilità forte, positiva ed orgogliosa della nostra condizione di persone omosessuali, sono sempre andata alla ricerca di quei simboli in grado di trasmettere questo messaggio. Uno dei motivi, infatti, che mi ha spinto a sviluppare questa attività commerciale di vendita di merchandise, gadget e accessori rainbow è appunto l’intento di divulgare questa cultura e l’impegno di perseguire come scopo ed obiettivo principale il miglioramento sociale, lo sviluppo continuo di una cultura dell’ascolto, dell’accoglienza della diversità e dell’empatia.
– Di cosa ti occupavi prima?
Ho avuto svariate esperienze di lavoro, maturate in diversi campi, ma tutti accomunati dall’elemento dell’organizzazione e della gestione. Soprattutto tra il 2004 ed il 2009 sono stata responsabile per l’importazione ed ho avuto modo di apprendere ed assimilare le tecniche di gestione di una azienda che produceva e commercializzava accessori moda. Questo mi ha consentito di approfondire molto la mia conoscenza nei campi della conduzione di ordini clienti e fornitori, della direzione della produzione e logistica, della conoscenza del prodotto, delle politiche di prezzo, dell’importanza dell’immagine e dell’amministrazione finanziaria.
Negli ultimi anni, inoltre, si è fatta più insistente la necessità di autorealizzazione ed il bisogno di autonomia ed indipendenza. Inoltre ideali e convinzioni forti derivanti dal mio background personale e dall’attivismo politico ed associativo praticato negli ultimi venti anni, sono uno stimolo considerevole nel perseguimento della realizzazione di questa idea che da alcuni anni tenevo chiusa in un cassetto.
– Hai incontrato difficoltà nell’apertura dell’attività?
Apparentemente l’apertura di una attività è di per se molto semplice sulla carta. Purtroppo le difficoltà sono state e continuano ad essere molte. Soprattutto per ciò che concerne la mastodontica macchina burocratica che muove (o sarebbe meglio dire RALLENTA) il nostro bel paese. Oltretutto le attuali condizioni socio/economiche rendono piuttosto difficile il buon avanzamento del progetto.
– Qual è la tua clientela di riferimento?
Ovviamente il mio target di riferimento sono le persone omossessuali e la comunità LGBT tutta, ma anche quegli etero gayfriendly che spesso ci sono vicini e si spendono con noi nelle nostre battaglie. Purtroppo, in Italia la cultura del rainbow è scarsamente conosciuta e compresa e spesso trovo un riscontro positivo solo tra le persone omosessuali militanti che rispetto a questo concetto sono più preparate ed in grado di capire ed apprezzare la mia proposta.
– Aderisci a qualche associazione di imprenditoria lgbt?
Non al momento, anche perché le poche associazioni esistenti non sono a carattere nazionale, ma piuttosto piccole realtà locali che operano soprattutto istituendo dei consorzi che possano stimolare il turismo ed il divertimento dedicato alla comunità LGBT sul proprio territorio di riferimento.
Sono fermamente convinta che un vero e proprio mercato gay partirà solo il giorno in cui saranno abbastanza numerose le imprese create e gestite da persone con una storia vicina alle idee del movimento LGBT che non si fanno illusioni sull’apertura mentale degli italiani e del potere politico, e che capiscono l’importanza di reinvestire una parte dei profitti nella creazione di un’identità gay forte, positiva, visibile e orgogliosa, in quanto perché ci siano clienti gay occorre che esistano in primis gay che si accettano in quanto tali.
– Hai qualche suggerimento per chi volesse mettersi in proprio?
Essere dotati di determinazione, tenacia e tanta pazienza… oltre ovviamente una buona dose di incoscienza e fortuna. Ultimo aspetto da non sottovalutare la fiducia granitica nel fatto che prima o poi questo paese potrà cambiare in meglio e che il contributo di ognuno di noi è e sarà fondamentale!
– Già, ce lo auguriamo anche noi! Per concludere, un’ultima domanda: qual era il tuo sogno da bambina? Cosa volevi fare da grande?
La veterinaria!
Grazie Emy per l’intervista!
c.
Questi i riferimenti per conoscere il mondo di Rainbowfactory:
Alcuni dei prodotti proposti da Rainbowfactory: