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Grottesco o realtà…

Cronaca semi seria di una giornata di agosto, il 13!

No, non c’entra la cabala o altro… ma so che è necessario un riassunto delle puntate precedenti.

Partiamo dall’inizio, quindi: agosto 2009. Io e la mia famiglia abbiamo un serio problema di salute familiare: a mamma serve un intervento rapido: intubazione e ricovero in rianimazione presso un ospedale che non sia quello di… paese.

E questi miei viaggi verso l’ospedale, che aveva una rianimazione ed un letto libero, si trovava a 70 km da casa, vanno avanti dal 10 di agosto fino all’8 settembre.

Durante quel periodo passo quotidianamente davanti ad una località, in provincia di Mantova: Passo davanti alle “Grazie”, celebre per la festa dei Madonnari, quei pittori sull’asfalto che, dal 13 al 15 agosto si ritrovano lì per una gara di pittura e non solo, perché si sa, dove c’è un Santuario c’è il commercio.

Alle “Grazie”, quindi, si ritrova il consueto mix di Sacro e Profano: festa religiosa e festa pagana: da una parte la Madonna delle Grazie, dall’altra, il luna park, le attrazioni, le bancarelle, il mercato, con i vari mercanti, questa volta “fuori dal tempio”…

Decido che se tutto fosse andato bene ci sarei tornato ogni anno. E per ora, continuo a farlo.

Estate 2010: torno alle Grazie in giornata di pioggia, 16 gradi, poca gente, zero bancarelle o quasi. Entro in chiesa e mi assale una voglia di… confessione, cosa che, per altro, non facevo almeno da 30 anni.

Subito trovo delle scoppiettanti novità: non c’è più il confessionale come quello di una volta e che ancora si vede nei film di Don Matteo: tu sei da una parte, il prete dall’altra e nessuno vede nessuno. E non c’è nemmeno una zona arredata con una poltrona nera, in un ambiente rosso, bombato, simile a certe stanze tipo quelle di insonorizzazione o anche del manicomio (Mi dici la tua nomination? Aspetta, no… le voglio un bene da matti, è un’amica ma devo pure nominare qualcuno, mamma quanto mi dispiace… no, devo proprio fare un nome? allora, beh, se devo proprio fare un nome, nomino “x” dato che è antipatica, arrivista, mira al premio finale, è un po’ zoccola, e di lei non mi fido… ma mi spiace”.

Ora la confessione si fa “vis a vis”: sei tu da una parte ed il prete di fronte.

Quella del 2010 è stata una BELLA esperienza: io e il prete abbiamo parlato per 40/45 minuti. Ho detto della mia situazione familiare, del perché fossi lì, un po’ inaspettatamente pure per me stesso, da quant’era che non mi confessavo, che ho una relazione e che sono omosessuale… Il prete non si scompone anzi, parla, chiede, e non ci sono quelle farsi di circostanza, nemmeno quel “assolvo te…”.

Sono stati minuti importanti, che mi sono serviti e che ancora ricordo, con piacere!!

Torno sul luogo del… delitto un paio di giorni fa.

Sono molto fisionomista e ahimè, non vedo il mio parroco.

Addetto al “confessionale” ora c’è un altro prete, giovane, capelli rasati, mocassini blu/viola, senza calze (forse Prada anche lui come Betta XVI?). Bene, vado da lui, anzi, aspetto in fila il mio turno dato che la coda è un po’ come quella del discount in cui ti lamenti se quello davanti ha commesso la colpa di riempire il carrello e di farti perdere del tempo…

Questo il dialogo, dopo ben 2 lunghissimi minuti di silenzio (mentre fuori, la gente già si lamentava per la durata della mia “sosta”, ma a chi non sono concessi almeno 15 minuti di celebrità?)

Alla fine inizio a parlare e dico che non è poi da molto che non mi confesso, un anno più o meno. Cerco di spiegare il senso di queste mie visite li, proprio in quel periodo dell’anno.

Risposta: “beh, è parecchio… è come se lei, per nutrirsi, mangiasse una volta soltanto durante tuto l’anno”. Ahimè, è partito con il piede sbagliato.

Cerco di spiegargli il motivo per cui sono lì ma come risposta mi dice: “Secondo lei perché il Signore ha scelto i Sacramenti?” Allora ho davvero capito: stavamo parlavando due lingue diverse.

Dico allora che, a dire il vero, non è che ci sia poi tutta questa libertà nello scegliere o meno un sacramento: sarebbe allora molto più corretto ad es. uno si battezzasse quando sa che può farlo, non quando hai un mese o poco più di vita e sai che sei stato battezzato ed il motivo solo dopo anni (o solo dopo averne visto uno).

Lui continua, tirando in ballo la Confessione e l’Eucarestia ed io ribadisco che, scelte fatte a 6 anni quando le fanno tutti, non sono poi così delle vere e proprie “scelte”: vuoi metterti nei panni di quello che a scuola è l’unico che non va a catechismo e non fa la comunione?

Alla fine, un po’ provocatoriamente (ma non tanto) gli dico che del resto io, in qualcosa/qualcuno credo, ma NON nella chiesa e nei suoi intermediari. Eretico? La pira del rogo che sia già pronta sulla pubblica piazza? Non lo so.

Cerca di farmi capire la quotidianità di certe pratiche, mi dice che se vado dal medico e questo mi da una cura, io la devo necessariamente seguire, per poter guarire, così come, per nutrirmi devo mangiare tutti i giorni e non solo una volta all’anno.

Sì, abbiamo proprio due modi di comunicare diversi. Non c’è più nessun dubbio.

Rimpiango il prete dell’anno prima, al quale ho detto della mia omosessualità ed era come se gli dicessi, giustamente, che sono biondo o sono moro.

Questo invece insiste: “Ma lei è sposato? Ha figli?” Rispondo di no, che di bimbi, in casa mia, forse, entrerà solo l’elettrodomestico e che non mi sento rappresentato da questi “intermediari” tanto meno dalla chiesa e dai suoi membri. Il prete allora gioca un’altra carta: dice che non posso fare di testa mia e che devo dimostrare l’attaccamento a Dio.

Sostengo che lo posso fare, posso tentare di farlo, che posso provarci nel mio piccolo, quotidianamente, nel mio mondo dato che per me, il loro mondo, non è quello “reale”.

Alla fine lui taglia molto corto (forse con uno specchietto ha visto che la fila delle persone in attesa si stava allungando ed stavo sforando?”), alza le mani e, come se avesse davanti Linda Blair ne “L’esorcista”, mi assolve, da TUTTI i miei peccati.

Solo che io, di questi, non ne avevo parlato.

Esco sconsolato. Però so , a maggior ragione, che come esiste un tipo come questo, un intransigente, che fa domande e non da nessun tipo di risposta, d’aiuto o di consiglio, esiste anche chi, come l’anno scorso mi ha fatto stare bene, tanto che il beneficio che ne avevo ricevuto è durato un bel po’ di tempo e mi ha fatto venire voglia di riprenderlo, quel discorso…

Questo non è un post contro la chiesa o contro chi va in chiesa. Soltanto che mi pare sia molto difficile trovare uno che parli il tuo linguaggio, che non sia né cerimonioso né “rigido” nel modo di porsi, consapevole che è proprio questo tipo di persona, quella che non ho ritrovato questa volta, che ti può aiutare, alleggerire e condividere un’opinione.

O poterne parlare. Liberamente.

 

giannolo, 14.08.2011

E tu cosa ne pensi?